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Il benessere come moltiplicatore del cambiamento sociale: gli studi di Elissa Epel a 21 Minuti



Oggi, venerdì 7 aprile, si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Salute. Istituita nel 1948 dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), quest’anno ha come tema “Salute per tutti” (Health For All). In evidenza l’importanza di affrontare le disuguaglianze nell’accesso a servizi sanitari di qualità. Ma non solo. L’attenzione è anche rivolta alla necessità di una visione più ampia della salute, che non si limiti alla sola assenza di malattia, ma comprenda anche il benessere fisico, mentale e sociale.


Da oltre 20 anni, l’Istituto di Ricerca di Neuroscienze, Educazione e Didattica (RINED) della Fondazione Patrizio Paoletti svolge ricerche neuroscientifiche sui meccanismi che permettono il miglioramento cognitivo e il benessere fisico ed emotivo dell’uomo. Attraverso i suoi progetti, la Fondazione promuove il concetto di salute inteso in senso globale come stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale. Questa accezione è oggi ampiamente confermata dalle ricerche più recenti e d’avanguardia in campo neuroscientifico e psico-pedagogico.


Ospite a 21 Minuti 2022, Elissa Epel, psicologa della salute e direttrice dell'Aging, Metabolism, and Emotion Center della University of California, ha affrontato nella sua carriera proprio il tema della relazione tra benessere e gestione dello stress. È ormai risaputo, infatti, che curare l’alimentazione e praticare sport regolarmente migliorano la nostra salute. Ma tutto ciò non basta. Tra gli agenti da non trascurare per via degli effetti sul nostro benessere, infatti, Epel introduce il legame tra lo stress e i meccanismi di invecchiamento cellulare.


Le ricerche di Elissa Epel hanno dimostrato come, all'interno delle nostre cellule, i meccanismi biologici che si occupano dell'invecchiamento siano sensibili al nostro stato emotivo e, quindi, ai nostri livelli di stress. Lo stress cronico, in particolare, accelera questi meccanismi di invecchiamento e logora le cellule, che non riescono così a rigenerarsi. Stati emotivi positivi, invece, come l’eudaimonia, ovvero la felicità a lungo termine legata alla soddisfazione di se stessi, influenzano positivamente le nostre cellule. Queste, “ascoltando” i nostri sentimenti di benessere emotivo, rallentano il loro invecchiamento biologico. Il benessere eudemonico contrasta gli effetti dello stress sul nostro organismo proteggendo la nostra salute.


Questa consapevolezza rappresenta un dono per noi e per le generazioni future perché illumina il cammino dell’evoluzione umana. Scegliere di focalizzarci in maniera positiva sulla nostra salute emotiva e sulle nostre abitudini quotidiane può plasmare la nostra salute biologica e darci l’opportunità di trasmetterla alle generazioni future. Questo significa che possiamo cambiare, lavorando sul nostro sviluppo interiore e influenzando chi ci circonda. Dalle parole della Epel si evince che questo cambiamento sta avvenendo e noi ne facciamo parte, ne siamo gli attori principali. La nostra coscienza umana si sta evolvendo verso una prospettiva più ampia di comprensione della nostra interdipendenza come esseri umani.

Il “nettare” della vita (per usare le parole di Epel), le componenti dell'amore, del benessere emotivo, sociale e spirituale, sono necessarie per la nostra salute corporea ma sono anche gli ingredienti del cambiamento sociale, non solo cellulare. Possiamo cercare di cambiare, ad esempio, la crisi climatica solo se sviluppiamo l'amore per la terra e la natura e la comprensione della connessione e dell’interdipendenza reciproca.


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