
Sam Say
Il Ritorno
"La prima pioggia dell’anno non segna solo la fine della siccità: è la promessa del raccolto imminente."
Non è bello dover scappare dal proprio paese (il Laos) a dodici anni, per poi crescere e studiare in un paese dall’altra parte del globo (il Canada). Ma è bello tornare a occuparsi della propria terra d’origine come imprenditore sociale, restituendo ciò che si è appreso in giro per il mondo sotto forma di intelligenza, voglia di fare, coraggio e successo. Il suo banco di prova è Bolaven Farms, un’impresa che ha riorganizzato la filiera del caffè a vantaggio degli agricoltori e nel rispetto dell’ambiente. L’aroma di questa storia è difficile da dimenticare.
CHI È SAM SAY
Sam Say nasce nel 1964 a Pakse, in Laos. Ha solo 10 anni quando la sua famiglia abbandona il paese per sfuggire a una dittatura di stampo staliniano (per chi veniva sorpreso a valicare il confine, era prevista un’esecuzione sommaria). Dopo due anni in un campo profughi delle Nazioni Unite in Thailandia, nel 1979 Sam Say emigra insieme ai suoi genitori in Canada con la status di rifugiati. Sono accolti e appoggiati economicamente da una comunità di Mennoniti a Calgary, da qui possono ricominciare una nuova vita. Dopo gli studi in Canada, si trasferisce a Hong Kong in cerca di lavoro. Risponde a un annuncio del South China Morning Post ed entra in Nobel, una società di brokeraggio internazionale, al cui interno percorrerà una carriera importante come broker di acciaio e prodotti chimici. Dopo dieci anni di lavoro, ha accantonato una discreta fortuna. Che decide di reinvestire nel suo paese d’origine, il Laos, nel business del caffè organico. I semi qui sono di qualità superiore, negli anni ’20 il caffè del Laos era conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, le condizioni climatiche e di altitudine garantirebbero sulla carta l’Arabica migliore del pianeta… E invece corruzione, bassa qualità del caffè, fragilità economica, culturale e sociale rendono i contadini ostaggio di filiere perverse, che non solo non portano benessere ma impoveriscono e distruggono l’ambiente. L’altipiano di Bolaven si trova nel Sud del paese. Qui, collaborando con le comunità di agricoltori, spiegando le ragioni di un nuovo approccio e fornendo loro gli strumenti finanziari per iniziare, ha dato vita a Bolaven Farms, un progetto integrato di produzione e commercializzazione del caffè dal campo al consumatore. Tutte le fasi di coltura e lavorazione rispettano rigorosamente le prescrizioni dell’agricoltura biologica. Guadagnata la fiducia di un primo nucleo di agricoltori, a cui Sam Say aveva promesso un premio al termine di un impegno di 5 anni, oggi il modello funziona, si espande ed è diventato un caso di studio straordinario per capire come le strade della lotta alla povertà, del rispetto dell’ambiente e della qualità della materia prima si possono intersecare con reciproco vantaggio. I contadini di Bolaven Farms sono proprietari dei fondi che lavorano e soprattutto sono persone che hanno ritrovato la dignità nel lavoro e nella consapevolezza di essere partecipi di un miglioramento sociale, sia individuale che collettivo. Sam Say dice che in questa storia i chicchi del caffè erano – e continuano ad essere – “semi di speranza”.