Maria Herczog, economista e sociologa, ha dedicato tutta la sua vita alla protezione dell’infanzia, lavorando con il Concilio d’Europa, l’UNICEF, presiedendo la rete EuroChild e ancora con altre organizzazioni in tutto il mondo. Quando è stata ospite di Patrizio Paoletti a 21 Minuti nel 2013, ha sottolineato con forza che la genitorialità si impara e questa non è solo un’esigenza individuale, ma una necessità per la società tutta.
"Molti genitori ancora oggi, si vergognano di chiedere aiuto o di fare domande sulle difficoltà genitoriali o sui bisogni di sviluppo dei bambini" – ha affermato la Herczog nel suo intervento - "perché c'è un'idea diffusa secondo cui le capacità genitoriali sono naturali: tutti nasciamo già buoni genitori. Ora abbiamo tutte le conoscenze le informazioni, per trovare un modo per aiutare, sostenere supportare i genitori e i futuri genitori".
Dal suo punto di osservazione istituzionale di respiro mondiale, Maria Herczog ha messo in evidenza il persistere di miti sociali oggi anacronistici riguardo la genitorialità. Mentre essere genitori diventa un compito sempre più complesso nella società che si trasforma rapidamente, permane l’idea stereotipata secondo la quale tutti dovrebbero essere genitori capaci “per istinto”. Al contrario, la ricerca scientifica ha adottato ormai da anni una diversa prospettiva sulle competenze genitoriali per il nostro tempo, evidenziando quanto siano complesse nella società attuale e come sia necessario sostenere genitori e futuri genitori in quello che è uno straordinario percorso di apprendimento.
Occorre considerare che il nostro è un tempo di eccezionali complessità per i nuovi genitori, alle prese con i fenomeni di diversificazione dei nuclei familiari e, di conseguenza, della genitorialità. Si tratta di un contesto in cui le separazioni nei primi tre anni di vita del primo figlio si moltiplicano, di pari passo con il così detto “burnout genitoriale”, che secondo diverse stime, oggi in Europa coinvolge tra il 2% e il 12% della popolazione, con il 18% di madri a rischio.
È indispensabile comprendere, infatti, che investire sull’educazione dei più piccoli significa anche un investimento sull’educazione di chi di loro si prende cura, genitori ed educatori. “Le cure che riceviamo da piccoli determineranno la percezione del mondo, degli adulti e il modo in cui avremo cura degli altri anche da adulti”, ricorda Herczog – e sono dunque cruciali nella prefigurazione di un futuro sostenibile. Il compito della cura dei più piccoli non può essere rimesso alla sola buona volontà dei genitori che sono i primi ad esprimere l’esigenza di formazione perché il loro ruolo sia efficace.
Formare alla genitorialità farà sì che investire sui più piccoli significhi davvero compiere un investimento sicuro sul futuro, come ha sottolineato Herczog e come è sancito dal quarto dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite: “Garantire un'istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”.
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